Guido Arbizzoni

'Un nodo di parole e di cose'. Storia e fortuna delle imprese

L’impresistica – ovvero l’arte di combinare immagini e motti in un nodo armonicamente significativo di un pensiero o di un progetto di vita – godette di enorme fortuna e diffusione, in particolare nel Cinque e Seicento, trovando entusiastica accoglienza tra quanti desideravano fregiarsene per manifestare intendimenti politici o strenui impegni etici, oppure, più mondanamente, per celebrare e corteggiare la donna amata.
A questa “letteratura delle immagini” è stata dedicata, in anni recenti, e fino ad oggi, una notevole attenzione, a partire dal recupero operato dagli studiosi di storia dell’arte di formazione warburghiana, attraverso i fondamentali Studi sul concettismo di Mario Praz, fino alle preziose riproduzioni anastatiche dei più bei volumi di imprese. Quel che tuttavia è mancato, a parere dell’Autore, è stato il tentativo di tracciare una “storia” dell’impresistica (da Paolo Giovio a Scipione Bargagli a Emanuele Tesauro) e di individuarne una ben precisa retorica regolamentatrice. Questo volume illustra allora la progressiva elaborazione di una vera e propria poetica delle imprese, che, in alcuni momenti di particolare intensità speculativa, appare in grado di raggiungere esiti di sorprendente modernità.
Ne risulta uno studio compatto e affascinante, accompagnato da numerose illustrazioni, che analizza compiutamente la paraola del genere “impresa” e ne puntualizza le caratteristiche peculiari. Sottratte al rapporto individuale con il committente-portatore, le imprese diventano nel tempo latrici di messaggi etici universali e si trasformano in elementi strutturali per nuove tipologie librarie (ad esempio, l’editoria edificante gesuita), che vengono in parte qui per la prima volta scandagliate.

L’autore Guido Arbizzoni insegna Letteratura umanistica nell’Università di Urbino. Si è dedicato, in particolare, allo studio della cultura umanistica e rinascimentale, di Tasso e della tradizione epica post-tassiana.