Francesco Guizzi

Augusto. La politica della memoria

Studioso dell’età augustea, l’autore dedica il presente saggio a quel rendiconto d’una irripetibile vicenda politica e umana, le Res gestae divi Augusti, che Teodoro Mommsen definì la «regina delle iscrizioni». Scritte da Augusto con l’intendimento di “consegnarsi” direttamente alla storia, così da evitare l’intervento di storiografi e “cronisti”, esse testimoniano la coscienza della memoria quale fondamento d’una politica, e offrono una chiave di lettura del continuismo (apparente) cui si ispirò il disegno riformatore augusteo, caratterizzato dalla sopravvivenza di tutte le cariche repubblicane al di là dell’antica funzione di governo. Ancora prestigiose sul piano dela dignitas, le magistrature vivevano però il loro inesorabile declino, ridotte a nient’altro che vocabula, come dirà Tacito, ridimensonate dalla figura del princeps (che ne assorbiva il potere) e dalla nascente burocrazia.
Cogliendone l’ambiguità, l’autore interpreta le Res gestae secondo “l’ermeneutica della reticenza”. Svela quindi gli inganni, e rileva i silenzi, le omissioni, le menzogne, le distorsioni di questo documento che è fra le più grandi opere di mistificazione propagandistica, e tuttavia sottende paradossalmente – ciò che ne fa un unicum – una irrefutabile verità. Perché si può forse mentire, anche dicendo la verità: essere cioè veritieri per quel che si afferma, ma mentire con le proprie reticenze.