Filippo La Porta

Come un raggio nell'acqua

Dante e la relazione con l'altro

Dante e Beatrice attraversano la luna senza scompaginarla, come un raggio di luce entra nell’acqua senza turbarla.
Un’immagine che diventa il modello della relazione tra individui. Certo, Dante intende riformare l’umanità degenerata e combattere gli eretici, ma nella terza cantica ci consegna un’altra verità, piú nascosta e apparentemente impolitica, racchiusa in quella abbagliante epifania lunare. Attorno alla sacralità e inviolabilità dell’altro vengono convocate alcune “guide novecentesche” (Stein, Arendt, Zambrano, Levinas), capaci di ispirare un modello di conoscenza non piú fondato sul dominio, ma su una passività ricettiva. La “mitezza”, elogiata da Norberto Bobbio, ci ricorda che l’imperativo morale piú alto non è tanto aiutare il prossimo quanto lasciarlo essere quel che è.
In questa etica del rispetto – unico modo per dare realtà all’altro – sta la lezione sempre attuale di Dante, che dalla sua “distanza” giudica il nostro presente premendo su di noi con gli interrogativi piú urgenti. Solo se ci accostiamo a lui come se la Commedia fosse stata scritta per noi, potremo ricavarne ragioni di vita.

Filippo La Porta

è critico letterario e saggista. Scrive su  «la Repubblica» e collabora a varie testate. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo almeno Pasolini. Profili di storia letterario (Bologna 2012), Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio (Milano 2018),  Eretico controvoglia. Nicola Chiaromonte, una vita tra giustizia e libertà (ivi 2019).