Gabriele d’Annunzio

Francesca da Rimini

«Poema di sangue e di lussuria», come la definì D’Annunzio nel Commiato, la Francesca da Rimini è una tragedia in versi, rappresentata per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 9 dicembre 1901 dalla compagnia di Eleonora Duse, con la «divina» nella parte della protagonista e Gabriele nel ruolo di regista. Sùbito dopo il poeta curò con grande impegno la prima sontuosa edizione a stampa. Apprezzata soprattutto da illustri dantisti del tempo, la Francesca dannunziana ebbe successivamente un notevole revival, quando, nel 1914, su testo ridotto da Tito Ricordi, fu musicata da Riccardo Zandonai.

Nel testo di D’Annunzio rivivono gli amanti immortali di Dante attraverso la versione in qualche modo arricchita della tragica vicenda, riletta attraverso la narrazione di Boccaccio nella sua esposizione del quinto canto dell’Inferno: con l’introduzione di interessanti novità, come la schiava cipriota Smaragdi e il fosco Malatestino, innamorato respinto da Francesca, che per vendetta si fa delatore dell’adulterio presso il fratello maggiore Gianciotto Malatesta.

Il commento a questa edizione – primo vero commento alla tragedia – mette in luce gli innumerevoli riferimenti storici e letterari disseminati nel testo poetico, facendo emergere l’accurato lavoro compiuto da D’Annunzio, che per la sua tragedia si documentò scrupolosamente per far rivivere a teatro la vita del Medioevo italiano.