Luciano Perelli

I Gracchi

Rampolli di una delle famiglie più illustri di Roma – la madre, Cornelia, era figlia di Scipione l’Africano; il padre, Tiberio Sempronio Gracco, era tra i più eminenti uomini politici dell’epoca –, Tiberio (162-133 a.C.) e Caio (154-121 a.C.) Gracco si affacciarono giovanissimi sulla scena politica romana, in un periodo – l’ultimo secolo della repubblica – carico di particolari tensioni sociali.
Eletto tribuno della plebe nel 133, Tiberio orientò la sua azione politica in favore dei ceti meno abbienti, nel tentativo di migliorarne le condizioni di vita. L’approvazione della legge agraria però – che prevedeva la distribuzione di terreno pubblico ai cittadini più poveri – scatenò la violenta reazione dell’oligarchia aristocratica, e Tiberio venne brutalmente assassinato nel corso di tumulti organizzati dai suoi avversari. Caio, che aveva in quel momento solo 21 anni, decise allora di raccogliere l’eredità fraterna e di dedicarsi all’attività politica. Eletto a sua volta al tribunato nel 124, egli mirò in particolare a rinnovare le strutture sociali e costituzionali dello Stato romano, per adeguarle alla nuova condizione di grande potenza imperiale. Ma anche questa volta le iniziative di Caio vennero a ledere gli interessi e i privilegi dell’aristocrazia, provocando così nel 121 l’inevitabile soppressione del tribuno.
Questa agile e brillante monografia – basata sulle fonti antiche più autorevoli (Appiano e Plutarco in particolare), nonché sui contributi critici più recenti – ricostruisce puntualmente l’intera vicenda biografica e politica dei Gracchi, opportunamente collocata nel vivo contesto storico-sociale in cui ebbe a dipanarsi, e restituisce in tutto il loro fascino due nobili e tragiche figure, forse non troppo approfondite ma certo tra le più significative della storia romana.