Il libro parte da una ricollocazione dello scrittore nella tradizione del Rinascimento civile, politico e soprattutto culturale e letterario di fine Ottocento in Irlanda, e tocca quindi i rapporti di Joyce con contemporanei come Yeats, Lady Gregory, Synge, Moore, Shaw, O ’Casey, per passare a osservare come egli sfugge a questo contesto limitante e allarga il suo raggio di azione assorbendo le più aggiornate posizioni avanguardistiche europee. Nei capitoli seguenti si esamina la genesi della sua opera narrativa muovendo dai saggi critici e dalle note giovanili di estetica, e soprattutto dagli “scritti italiani”, pezzi giornalistici nella nostra lingua usciti su un quotidiano triestino, corrivi ma assai utili a capire le idee di Joyce sulla letteratura nazionale, la sua politica e la sua ideologia, e a preannunciare svariati “nodi” della sua narrativa. Nei cinque capitoli dedicati alla sua opera maggiore, i quattro “romanzi” e un dramma vengono visti approfonditamente al tempo stesso come creazioni estetiche autonome e come soggetti a una escalation del polistilismo e poliglottismo joyciano, culminando nel “banchetto della lingua” di Finnegans Wake.

Franco Marucci

Franco Marucci ha insegnato Letteratura inglese all’Università di Venezia Ca’ Foscari. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo una monumentale Storia della letteratura inglese in corso di pubblicazione dal 2003 e nell’ambito della scrittura creativa Pentapoli