Maria Antonietta Terzoli

Le prime lettere di Jacopo Ortis. Un giallo editoriale tra politica e censura

Nell’estate del 1799 uscí a Bologna un volumetto anonimo intitolato Ultime lettere di Jacopo Ortis: lo stesso titolo e quasi la stessa storia del piú noto romanzo di Ugo Foscolo. La stampa – rimasta interrotta per l’improvviso rientro dell’autore nelle file dell’esercito rivoluzionario – era stata malamente continuata da Angelo Sassoli, già coinvolto in una congiura contro il governo pontificio. Quando Foscolo venne a conoscenza dell’abuso editoriale di cui era stato vittima, ripudiò pubblicamente l’operetta, ma il rifiuto di paternità appare per molte ragioni sospetto. E quel primo Ortis torna come uno scomodo fantasma ogni volta che si parla del piú noto romanzo, uscito a Milano nel 1802 e ristampato a Zurigo, con sostanziali modifiche, nel 1816. Da due secoli la critica discute la questione di questa dubbia paternità con risultati anche molto divergenti. Per tentare di risolvere il giallo editoriale – strettamente legato ai rivolgimenti politici e militari di quei mesi – l’autrice affronta il problema di attribuzione imbastendo una vera e propria indagine su verbali di interrogatori, arringhe di avvocati, lettere, incisioni, documenti iconografici, ecc. Seguendo un percorso di ricostruzione storica e letteraria, e con l’ausilio di nuovi dati, la Terzoli svela i misteri delle procedure di attribuzione nonché i meccanismi di funzionamento del romanzo epistolare settecentesco e del romanzo in generale. Questa ricostruzione si presenta come un’avvincente indagine giudiziaria: di agevole leggibilità anche nelle parti piú tecniche e in forma quasi narrativa nelle parti storiche.

Maria Antonietta Terzoli

Maria Antonietta Terzoli ha insegnato a Ginevra e Zurigo. Dal 1991 è professore ordinario all’Università di Basilea, dove dirige la sezione di Italianistica.