Paolo Rolli

Il Paradiso perduto di John Milton

Il volume appartiene alla serie marrone dei classici «Diamanti», dedicata ai grandi della traduzione (tra cui Leopardi, Pindemonte, Cesarotti, Bentivoglio, Marchetti), che offre testi nella versione tradotta in italiano.

Notissimo è il giudizio in apparenza paradossale di William Blake secondo cui Milton sarebbe stato dalla parte di Satana senza saperlo. In effetti dall’età preromantica in poi, soprattutto lo spirito libero dell’Angelo Ribelle, indocile ad ogni forma di sottomissione, strenuo avversario dell’autorità che s’impone per aprioristico diritto, assicurò al Paradise Lost un’ammirazione tanto vasta e indiscussa da far entrare il poema nel ristretto canone delle piú grandi opere espresse in assoluto e in ogni tempo dalla cultura europea. Da allora diversi traduttori si cimentarono nell’arduo compito di dare all’Italia il suo Paradiso perduto: dapprima prevalse Lazzaro Papi; poi, nella seconda metà del secolo XIX, toccò ad Andrea Maffei esprimere una traduzione meglio aderente alla sensibilità dell’epoca; e cosí via fino ad arrivare a quella piú recente di Roberto Sanesi, aggiornata al gusto contemporaneo.

Per contro in tutto il Settecento unica e incontrastata dominò una versione, quella di Paolo Rolli, che da quasi due secoli non viene piú ristampata. Eppure essa fu l’unico tramite attraverso il quale i nostri intellettuali nel secolo dei lumi, e poi poeti come il Parini, il Monti ed il Foscolo stesso conobbero il capolavoro miltoniano. A ciò si aggiunga che il Rolli stesso fu ai suoi tempi poeta e letterato di primo piano ed inoltre indefesso ambasciatore della cultura italiana in Inghilterra e encomiabile interprete della cultura inglese in Italia.